Ho avuto la possibilità, il piacere, l'onore di stare vicino al Professor Tura negli ultimi 10 anni della sua vita. Un primo pranzo nel 2012, quando tanta parte del mio futuro era incerta, cui ne seguirono molti altri, festeggiando successi e meditando su dolori e inciampi di entrambi.
Nell’ultimo incontro, poco prima che ci lasciasse, mi ricordò di “non rinunciare mai a scalare la vetta: da lassù, avrai la giusta visuale, apprezzerai cose che ora non puoi vedere”.
Aveva sempre lo sguardo puntato verso l’Alto.
Porto nel cuore l'Uomo, ancora prima del Medico e del Maestro, e penso a Lui con gratitudine profonda.
Lo ricordo così, con una mano sulla mia spalla, tra le Sue montagne
Francesca Palandri
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Molti di noi hanno ricordato il prof Tura in questi giorni come un visionario, un precorritore dei tempi, uno scienziato con lo sguardo in avanti…
a me piace ricordarlo, come tante volte ho fatto in Sua presenza, quando mi invitava a parlare dei continui miglioramenti nella terapia del mieloma multiplo e mostravo la tesi di una giovane studentessa, a cui nel lontano 1997 Lui aveva modificato di persona il titolo della tesi con: «Verso la guarigione del mieloma multiplo»….e Lui sorrideva…..ora che ci siamo quasi, ogni volta che toccherò questo argomento non potrò che pensarlo….e sorriderò!
Grazie prof!
Elena Zamagni
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Ho conosciuto il prof. Sante Tura quando avevo 24 anni, ora ne ho 63. Ho avuto il privilegio e l’onore di poterlo avere come maestro per 16 anni, durante il mio percorso formativo dapprima come laurenando, poi come specializzando ed infine come ematologo “strutturato” a partire dal 1994, fino al suo pensionamento dall’incarico assistenziale ospedaliero, avvenuto nel 1999. La forte personalità del Prof. Tura, il suo carisma, la sua dedizione al lavoro, la generosa disponibilità a trasmettere ai più giovani del suo gruppo il suo patrimonio umano e scientifico, la sua costante disponibilità ad ascoltare per conoscere nel più profondo i suoi allievi e poterli così formare nel migliore dei modi a seconda della propensione di ognuno di loro, unitamente al costante stimolo a crescere professionalmente, hanno indotto in me i sentimenti che hanno dominato in modo assoluto la mia vita in quel periodo e che sono stati sicuramente fondamentali nella mia formazione di uomo e di medico e per questo gli sono infinitamente grato.
Ho visto con tanta tenerezza il Prof. Tura mutare nel corso della senilità, passando da un carattere piuttosto sanguigno e poco incline al compromesso ad una condizione di serena mitezza, pur mantenendo con orgoglio la lucidità, il carattere deciso e la capacità di intuire e di tracciare nuove strade da percorrere nella ricerca medica e nella strategia organizzativa della sanità locale, in una parola, utilizzando la terminologia dei giorni nostri, mantenendo una “vision” formidabile.
Tutto ciò l’ha messo in atto con successo anche durante il lungo periodo di presidenza dell’AIL, portando la sezione bolognese ad essere tra le più attive e importanti d’Italia.
Devo confessare che fino all’ultimo il suo sguardo vivace, penetrante, acutissimo mi ha sempre creato soggezione, inducendomi talvolta a soppesare attentamente ogni mia parola che pronunciavo nei nostri colloqui.
E’ stato uno degli uomini più dotati di senso dell’umorismo che io abbia mai incontrato.
Ormai per tutti noi che gli siamo infinitamente riconoscenti per quello che ci ha dato e che gli vogliamo un gran bene, il professore era considerato immortale, per cui citando quello che ha scritto il giornalista Gabriele Canè, ci piace pensare che si sia solo fermato a riposare per un po’, per poi ripresentarsi con la valigia, che ultimamente citava essere già pronta per il grande viaggio, piena di progetti da realizzare.
Nicola Vianelli
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Devo molto al Professor Sante Tura, senza il suo aiuto non sarei mai ritornato in Italia.
Non scorderò mai la sua capacità nel farmi la domanda più semplice con la risposta più complicata al mondo.
Dorian Forte
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Ho lavorato con lui dal 1983 al 1990 cioè fino a quando decisi di trasferirmi a Roma per lavorare dal Prof. Mandelli!
Quando andai a salutarlo, fra l'altro con molto imbarazzo e timore perché pensavo di essere inopportuna, lui mi disse testualmente:" La ringrazio del pensiero e le dico anche che se un giorno decidesse di tornare per lei le porte saranno sempre aperte!" Percepii che non furono parole di circostanza ma realmente sentite!
Ecco poi quando decisi di tornare indietro nel 1998 sono andata da lui e con altrettanta sorpresa mi ha detto: "Lo sapevo che sarebbe tornata!
Questo è un piccolo racconto personale che mi ha sempre reso orgogliosa. Sono altrettanto felice e orgogliosa di aver lavorato con le due più grandi eccellenze della storia della medicina: Il Prof Tura e il Prof. Mandelli!
Giuliana Nepoti
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Ho lavorato a lungo con lui, come coordinatrice infermieristica. Quando ho cominciato ero giovane, senza esperienza e ho fatto anche degli errori e il Prof. devo ammettere, mi metteva molta soggezione; ma lui, pur mostrandosi molto esigente e severo, mi ha dato fiducia e io questo, come per fortuna ho avuto modo di dirgli, non potrò mai dimenticarlo. Come non potrò mai dimenticare l'affetto con cui mi ha salutata, insieme ad Bologna AIL alla conclusione della mia esperienza lavorativa.
Francesca Alberani
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Mi sono iscritto al 4° anno della Facoltà di Medicina nel 1968. Da allora il mio interesse si è rivolto alle Malattie del Sangue. Per 53 anni ho prestato la mia opera di medico e di ricercatore (invero modesto) a fianco del maestro, il prof. Sante Tura. Di lui ho apprezzato soprattutto la sapienza medica, ineguagliabile. Il tempo che ho passato con lui è stato di gran lunga superiore a quello che ho trascorso con i miei famigliari. Dire quindi che è stato non solo il maestro, ma anche il 2° padre, è una frase fatta, ma nel mio caso assolutamente veritiera. Come in quasi tutti i rapporti padre/figlio non ci sono stati solo rose e fiori. Il rapporto dialettico è stato sempre presente, portandoci anche a incomprensioni e scontri. Non sono mai venuti meno la stima e il rispetto e sono certo che se sono diventato un buon medico, lo devo solo ai suoi insegnamenti. Ma quale è stato il motivo del nostro contendere? Per Tura il nostro impegno doveva esser massimo nel campo della ricerca e della didattica. La buona assistenza era la logica conseguenza. Per me prendersi cura del malato era il mio primo dovere. La buona assistenza era il punto di partenza per mettere tutti nella condizione di fare una ricerca clinica ottima. Probabilmente avevamo ragione tutti e due. Resta il fatto che con il tempo egli ha apprezzato il lavoro che ho svolto sul versante assistenziale nella nostra casa comune: l'Istituto Seràgnoli. Negli ultimi anni non c'è stata occasione che non mi ricordasse questo ruolo che avrei svolto, secondo lui, alla grande. Quando c'è stato bisogno di implementare l'assistenza domiciliare di Ail Bologna, Tura non ha avuto dubbi e la prima scelta è stata il sottoscritto. Ho accettato con riserva. La riserva l'ho sciolta in qualche mese e devo ringraziare Sante (negli ultimi tempi per me era Sante e, da un pezzo, io non ero più Ricci, ma Paolo) per avermi dato la possibilità di essere ancora utile svolgendo il più bel lavoro del mondo. In tempo di consuntivi posso dire che con Tura non ho fatto una grande carriera (non sono andato in Cattedra né ho avuto un primariato e il demerito è stato mio e del mio carattere), ma ho avuto moltissime soddisfazioni, non ultima quella di essere stato da lui scelto come medico di fiducia, quando i problemi si sono presentati e, in poco tempo purtroppo, l'hanno portato via alla sua famiglia, a noi allievi e agli affezionati volontari di Ail Bologna.
Paolo Ricci
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Caro Professor Tura, le sono grata per molte cose, ma soprattutto per avermi insegnato che la curiosità e l'entusiasmo sono valori preziosi e irrinunciabili. Ricordo con grande stima il modo in cui il suo sguardo si accendeva improvvisamente mentre discutevamo del risultato di un esperimento o di un progetto futuro: con quello sguardo lei mi ha mostrato la differenza tra essere marinai e diventare esploratori. La barca su cui navigo oggi non è più quella di un tempo, ma il suo insegnamento rimane per me un punto di riferimento, di cui conservo con affetto il ricordo.
Lara Rossi
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Ho avuto la fortuna di conoscere il Prof. Tura, quando era già presidente dell’AIL, una presenza costante in Istituto, ti accoglieva nel suo studio con quel piglio da gentiluomo di altri tempi come ormai ce ne sono pochi. Quando entravo nel suo studio, lui seduto alla sua scrivania, si alzava in piedi (perché stava entrando una signora!) ed era sempre pronto non solo a condividere la storia dell’Ematologia di cui lui aveva fatto parte e che aveva contribuito a scrivere, ma anche a discutere della linea di Ricerca più nuova e della tecnologia più avanzata. Ci mancherà Professore, come medico, certamente, ma soprattutto come innovatore e come sostenitore accanito della Ricerca di oggi per la cura dei malati di domani.
Grazie!
Marilena Ciciarello
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Per me era notte quando venne nella mia stanza e mi disse, stringendomi la mano "Gesù Cristo non lascia nessuno da solo".
Me lo disse una persona che amavo già profondamente e da allora, fu così, non persi mai più la speranza.
Vorrei rendere grazia a lui, lo sto già facendo ma vorrei certo fare di più (e lo farò)
Gianantonio Rosti