Già non è una battuta e nemmeno una barzelletta.
Una notte di agosto, nel bel mezzo delle vacanze, quando l’unica malattia che preoccupava era il Covid, una febbre antipatica non dà tregua a mio figlio e così per scrupolo o per paura della pandemia del momento, entriamo al pronto soccorso di Riccione e ne usciamo trasformati: “Suo figlio ha un linfoma”, mi disse la dottoressa di guardia tra un misto di imbarazzo, dispiacere e sconsolazione, la carissima dottoressa Gholamrezaee Mahnaz che non sapeva proprio come dirmelo.
Lo sconforto di noi genitori, il disorientamento di mio figlio (allora ancora minorenne) che non capiva cosa fosse ma voleva solo sapere se con questa malattia sconosciuta si poteva morire.
E la prima domanda che mi sono fatta: “Ma perché proprio a me? Io che se sono Volontaria da tanti anni e sono entrata in associazione solo per l’amicizia che mi lega a Monica!? “
Così l’ho voluto vedere come un vantaggio perché quell’amicizia e questa mia attività mi hanno aiutato a trovare subito la strada giusta. Ho toccato con mano quello che non conoscevo, nonostante i tanti anni per disinteressata ignoranza, come questa associazione supporta i malati e i parenti in maniera esemplare. Abbiamo trovato medici, per primo il professor Zinzani e tutto lo staff di Ematologia 1, la dottoressa Casadei, il dottor Carella e altri che hanno saputo subito metterci a nostro agio e, soprattutto, hanno saputo confortare nostro figlio con spiegazioni semplici e comprensibili. Infermieri e assistenti che ci hanno accolto con gentilezza e tranquillità ad ogni seduta di chemio. Le ragazze di AIL ci sono state vicine ancor di più con i loro sorrisi e la loro accoglienza. Una squadra veramente formidabile.
Francesco così ha subito avuto la grandissima forza d’animo di non abbattersi mai, lo spirito eccezionale di voler iniziare in fretta la sua terapia per guarire il prima possibile, il tutto condito da 6 mesi di quotidianità vissuta tra casa e scuola dove ha avuto il grande coraggio, non scontato, di confessare alla sua classe che era malato. Sia i professori che i compagni non ci hanno mai fatto mancare niente: i ragazzi hanno dispensato a Francesco la loro amicizia e solidarietà, preoccupandosi ogni qualvolta non lo vedevano in classe; i professori hanno reso la quotidianità in classe e nello studio più normale possibile.
Poi il 26 aprile scorso è arrivata la bellissima notizia: la remissione totale della malattia. CHE GIOIA!
Non dimenticheremo mai più il nostro abbraccio a tre… fuori dall’Istituto Seràgnoli sotto gli occhi dei passanti che non potevano sapere la gioia che ci stava travolgendo. Ma lui più serafico di noi “Eh dai su, io lo sapevo che sarebbe andata così”. Nostro figlio!
E dopo due mesi dove quasi quasi ci siamo dimenticati di quello che ci è successo (tale è la voglia di vivere di Francesco e la nostra di riprenderci la vita in pugno) arriva un’altra gioia altrettanto bella: si è diplomato! Ed anche grandiosamente!
Eccolo qua in tutta la sua bellezza! È normale che una mamma dica che ogni scaraffone è bello a mamma soja, ma io e mio marito ci stimiamo moltissimo e siamo davvero orgogliosi di nostro figlio. Buona vita Francesco!