“Tutto è iniziato nel settembre 2005 quando, dopo la malattia, ho dovuto affrontare anche un periodo di depressione. Ma non mi sono abbattuta e decisi di fare del volontariato presso la Sezione AIL di Bologna. In quel periodo l’Associazione stava avviando un Servizio Navetta per i pazienti in regime di day hospital, a me piaceva guidare e così ho pensato: perché no? Perché non dare una mano ora che ho del tempo a disposizione? Così, circa due volte a settimana, iniziai ad andare a prendere i pazienti, soprattutto quelli soli o anziani, per portarli ad effettuare le loro terapie e da quel giorno non ho più smesso. Ancora oggi, dopo 15 anni, mi capita sempre di scambiare due chiacchiere con i pazienti durante i tragitti. Alcuni di loro sono seri, altri silenziosi, ma molti sono allegri e hanno voglia, e forse anche bisogno, di scherzare sulla loro malattia.
Ho conosciuto tante belle persone durante la mia attività di volontariato, ma ne ricordo due in particolare: una di queste è Lauro, che ha usufruito del Servizio Navetta. Abitava fuori città e questo ci permetteva di parlare a lungo durante il tragitto per arrivare in Istituto. Era un uomo molto curioso e mi chiedeva spesso informazioni sulle attività dell’Associazione. Ricordo che mi diceva sempre che non appena fosse guarito, anche a lui sarebbe piaciuto fare il volontario per AIL. Ma la malattia ha avuto il sopravvento e Lauro non ha potuto realizzare il suo desiderio. Ciononostante, quando ha capito che non aveva più tempo, né possibilità di guarire, ha deciso di fare un lascito solidale in favore della Sezione AIL di Bologna. Grazie a questo importante gesto di generosità, l’Associazione ha acquistato una nuova auto per il Servizio Navetta che è stata inaugurata il 26 marzo 2018, per ricordare Lauro in occasione del suo compleanno.
L’altra persona che ricordo con grande affetto è Fernando. Era un paziente del Sud Italia, era collaboratore scolastico e si era trasferito a Bologna per seguire le cure. Ogni settimana lo accompagnavo a fare le diverse terapie in regime di day hospital. Era una persona molto precisa, direi quasi puntigliosa, e voleva sempre essere aggiornato su tutto quello che riguardava l’Associazione. Era talmente meticoloso e sempre così puntuale, che lo avevo soprannominato “lo svizzero”. Poi una mattina non lo vidi arrivare al nostro solito appuntamento: in un primo momento pensai che non ci fossimo capiti sull’orario, poi però ebbi come un presentimento e capì che c’era qualcosa che non andava. Mi precipitai al suo appartamento, suonai tante volte e dopo diversi tentativi mi rispose: non riusciva ad aprire la porta perché si era sentito male durante la notte e non aveva nessuno che potesse aiutarlo. Chiamai prontamente i Vigili del Fuoco, che arrivarono in suo soccorso. Il mio gesto d’aiuto lo colpì molto e da allora è stato sempre molto riconoscente nei miei confronti. Penso che quel giorno mi abbia percepita più come una amica, che come una volontaria e forse è anche per questo che, prima di andarsene, ha deciso di sostenere la Sezione, donando anche lui i suoi risparmi. Grazie al lascito di Fernando la Sezione AIL di Bologna ha potuto finanziare importanti progetti di ricerca sui tumori del sangue, restituendo speranza a chi lotta tutti i giorni contro queste patologie.
Aver vinto la mia personale battaglia contro la malattia mi ha fatto venire voglia di aiutare gli altri e di trasmettere loro la forza che in alcuni momenti viene a mancare. Credo che solo chi abbia vissuto questo tipo di esperienza sia in grado di capire fino in fondo come ci si sente e sa come rapportarsi con chi sta ancora lottando contro un tumore del sangue. Sono felice di essere diventata una volontaria AIL, perché ho la possibilità di dare un sostegno a molti pazienti che sono rimasti da soli e hanno un reale bisogno di assistenza e di un supporto morale per non lasciarsi travolgere dalla malattia e dalle ansie che ne derivano. Sono convinta, inoltre, che l’attività di volontariato si rifletta in modo positivo anche sull’Associazione che, grazie ai lasciti solidali, può avviare molti servizi fondamentali per i malati ematologici. Ad esempio, nella Sezione di Bologna, noi volontari oltre al Servizio di Navetta ci occupiamo anche di tante altre attività, come quella della Casa di Accoglienza, nata per ospitare pazienti e familiari che devono recarsi a Bologna per le cure. Alla fine, essere un volontario AIL è un po’ come far sì che la forza delle persone che aiuti diventi anche la tua forza. Ed è per questo motivo che continuerò la mia attività di volontariato finché mi sarà possibile”.