I pazienti che ricevono una chemioterapia per il trattamento dei tumori ematologici sono a rischio di sviluppare infezioni gravi a causa dell'indebolimento del loro sistema immunitario. Per fortuna, abbiamo ancora farmaci efficaci per prevenire o curare molte infezioni causate da batteri, virus e funghi, ma questo potrebbe cambiare in futuro. La resistenza agli antibiotici è in aumento in tutto il mondo a un ritmo allarmante ed è particolarmente problematica nel Sud Europa. In Italia, un terzo dei batteri intestinali comuni sono ormai resistenti agli antibiotici più prescritti e, per alcune infezioni comuni acquisite in ospedale, l'unica opzione di trattamento diventa un cocktail di vecchi antibiotici che erano stati abbandonati dopo il 1970. Inoltre, la resistenza agli antibiotici è aggravata dal fatto che solo pochi nuovi antibiotici sono in fase di sviluppo da parte dell'industria farmaceutica. Così, ci potremmo trovare di fronte ad un futuro impensabile fino a poco tempo fa, dove potremmo essere in grado di controllare le malattie ematologiche con i farmaci a disposizione, ma non avremo antibiotici efficaci per trattare le infezioni più comuni che insorgono durante la chemioterapia.
Il prossimo decennio sarà un periodo critico. Riusciremo a invertire il corso attuale delle cose e garantire che le generazioni future abbiano antibiotici validi? O continueremo lungo un sentiero che ci potrebbe rigettare nei tempi bui della medicina quando gli antibiotici non erano adeguati ai bisogni?
All'Istituto "Seràgnoli", la Dottoressa Stanzani e colleghi hanno lavorato su approcci nuovi e promettenti non solo per prevenire le infezioni più comuni durante le fasi di neutropenia post-chemioterapia , ma anche per migliorare la velocità e la precisione della diagnosi microbiologica e radiologica una volta che si sia verificata un'infezione. Migliorando la diagnostica infettiva, un paziente ha maggiori probabilità di ricevere l'antibiotico corretto, alla dose corretta, ed in maniera tempestiva, ed, inoltre, una diagnosi accurata può anche far ridurre il numero di antibiotici che viene somministrato e la durata della degenza ospedaliera. Quindi, con una diagnosi accurata possiamo potenzialmente proteggere non solo il paziente, ma anche i futuri pazienti che saranno ricoverati nell'Istituto per sottoporsi a chemioterapia e a trapianto di cellule staminali.
La terapia antimicrobica è una sorgente condivisa, ma che può esaurirsi. Siamo tutti custodi di questa risorsa e dobbiamo lavorare insieme per assicurare che sia usata con prudenza e in modo conservativo, altrimenti metteremo a repentaglio l'enorme progresso che è ora in fase di realizzazione nel controllo delle neoplasie ematologiche.