Assai azzeccata la scelta del termine “Insieme” quale parola chiave del Bilancio di Missione 2018 di AIL Bologna. Provo a darne ragione, iniziando da un chiarimento lessicale del termine.
“Insieme” denota, ad un tempo, sia il riconoscimento del fatto che l’altro è parte di me e dunque che c’è un destino comune da condividere, sia la comprensione del fatto che se l’altro è un limite al mio avere è però necessario al mio essere. A buona ragione Plauto ha potuto scrivere “nemo solus satis sapit”. (“Nessuno da solo ha sufficiente sapore”).
Perché soprattutto oggi, nella stagione della digitalizzazione spinta, è urgente recuperare la dimensione del “con”, del mettersi insieme? Perché mai abbiamo bisogno di cooperare, legandoci alle intenzioni di altri? La risposta è che la cooperazione è necessaria per raggiungere beni essenziali e la cooperazione è uno di questi beni, il che è come dire che il valore stesso della socialità è uno di questi beni che vengono cercati per sé stessi.
Se ancora ci chiediamo quali beni l’agire insieme porta con sé e perché abbiamo bisogno del bene della cooperazione, la risposta è che ogni essere umano cerca la vita buona, cioè la felicità. E per questa è necessario la vita comune, la ricerca comune, l’azione comune, perché la strada verso la vita buona si trova nel dialogo, nel confronto tra le diversità. Quanto maggiori sono queste ultime, tanto più ricche le opportunità per una vita buona. Per questo è essenziale l’agire volontario, come i tanti Volontari di AIL Bologna testimoniano con grande dedizione.
Un aspetto di importanza decisiva della cooperazione è quello dell’aiuto reciproco. Non basta che tutti compiano il loro compito nel posto che è loro assegnato, occorre anche che aiutino coloro che sono in difficoltà. Non si tratta di buonismo puro. Essendoci una congiunzione degli interessi nel prestare il proprio aiuto agli altri si continua a perseguire il proprio interesse insieme a quello altrui né contro né a prescindere. È questo un punto che già Agostino di Ippona aveva ben compreso quando scrisse: “Che cos’è una Comunità di cittadini, se non una moltitudine di persone unite fra loro dal vincolo della concordia? Nello Stato, quello che i musicisti chiamano armonia, è la concordia [insieme i cuori]” (Civitas Dei, 2, 21, 1).
Affinché questa concordia possa avanzare e rafforzarsi è però necessario - nel caso di cui si sta parlando - che aumenti l’apporto di donatori, generosi e intelligenti ad un tempo, che comprendano il valore strategico di quanto va facendo da anni AIL Bologna. Un valore che va ben oltre il già grande contributo che questa organizzazione di Terzo Settore offre, come il presente Bilancio di Missione documenta con chiarezza e esaustività. Il valore addizionale è quello di far toccare con mano quanto urgente sia sbarazzarsi dell’anchilosante dicotomia tra l’economico e il sociale ancor’oggi dominante. Una dicotomia a causa della quale chi opera nella sfera del sociale deve accontentarsi delle “briciole” e comunque di una modesta visibilità, perché i riflettori sono sempre per chi opera nell’economico.
Nel suo Manifesto al servizio del personalismo comunitario, il noto e celebre filosofo francese Emmanuel Mounier ha scritto: “Le società possono moltiplicarsi, le comunicazioni possono riavvicinare i membri, ma non è possibile comunità alcuna in un mondo in cui non c’è più un prossimo e dove non rimangono che dei simili e dei simili che non si guardano negli occhi”. È questa un’efficace immagine di cosa significhi, nel concreto, avanzare insieme.
Sia lode, a tutti coloro che si riconoscono nei valori di AIL Bologna e a quanti vorranno ripercorrerne le tracce.
Grazie al Prof. Zamagni per i pensieri che ci regala ogni anno per arricchire il fascicolo del Bilancio di Missione